di Alessandro Valenti
Era il 1961. L’aria di Napoli aveva ancora il sapore di un’Italia che si rialzava in fretta, e la televisione muoveva i suoi primi passi tra cavi, sogni e idee luminose. Non c’erano ancora studi definitivi né linee editoriali consolidate, ma c’era un fervore quasi artigianale nel costruire, scena dopo scena, il futuro del piccolo schermo.
Tra le primissime produzioni televisive realizzate a Napoli, “Piccolo amico”, riduzione del romanzo di William Cowen, rappresenta non solo un tassello della storia Rai, ma anche un piccolo miracolo tecnico e creativo, realizzato in condizioni tutt’altro che ideali.
Lo studio televisivo del Centro di Produzione Rai di Napoli, ancora in fase di costruzione, non era ancora operativo. Così, per portare in scena questa storia delicata e profonda, si fece ricorso a una location d’emergenza: gli spazi di Pizzofalcone, solitamente riservati all’Orchestra Anepeta. Un ambiente pensato per la musica divenne, per qualche settimana, uno spazio per la narrazione visiva.
In una fotografia rimasta a testimonianza di quei giorni, sgranata quanto basta per farci viaggiare nel tempo, si riconoscono due figure concentrate, complici. A sinistra Pino Valenti, scenografo allora giovane ma già fortemente consapevole del proprio ruolo. Accanto a lui, in piedi alla Telecamera (una PYE MK-3a che allora, insieme alle Marconi erano lo standard televisivo), Marcello Sabetti, l’operatore: occhi puntati sull’inquadratura, mani ferme e intuizione viva.
Erano professionisti, certo. Ma soprattutto erano pionieri. In un’epoca in cui nulla era scontato, dove ogni scelta tecnica era anche una scelta artistica, dove tutto doveva essere inventato e reinventato, giorno dopo giorno.
Raccontare oggi quella produzione significa riportare alla luce l’atmosfera di una Napoli televisiva nascente, fatta di corridoi ancora odorosi di vernice fresca, di silenzi prima del “ciak”, di ingegni prestati all’arte.
Significa, anche, tornare a guardare quel giovane scenografo con lo sguardo di chi, oggi, conosce il valore di quel lavoro, e ne custodisce la memoria.
“Piccolo amico” non fu solo un titolo. Fu davvero un piccolo amico per chi, in quel momento, stava imparando a raccontare il mondo attraverso uno schermo.
Nota storica
Il CPTV di Napoli
All’inizio degli anni Sessanta, la Rai avviò la costruzione del Centro di Produzione Televisiva di Napoli, destinato a diventare uno dei poli produttivi più importanti del Sud Italia. I lavori furono avviati nel quartiere di Fuorigrotta, in un’area, nei pressi dell’attuale stadio Diego Armando Maradona, che un tempo ospitava impianti militari. Il CPTV fu inaugurato ufficialmente nel 1963, ma già nei primi anni era attivo in forma provvisoria, con tecnici e artisti impegnati in produzioni sperimentali o di transizione, spesso adattando a studi televisivi spazi non nati per quell’uso. Il CPTV di Napoli ha rappresentato per decenni un crocevia tra teatro, musica e fiction, ed ebbe un ruolo centrale nella valorizzazione della cultura in televisione.
L’Orchestra Anepeta
L’Orchestra Anepeta, diretta dal Maestro Giuseppe Anepeta, era un punto di riferimento per la musica leggera e sinfonica prodotta a Napoli. Attiva stabilmente in Rai fin dagli anni Cinquanta, l’orchestra accompagnava programmi radiofonici e televisivi, concerti dal vivo e produzioni di varietà. Gli studi di Pizzofalcone, sede storica dell’orchestra prima del completamento del CPTV, furono spesso messi a disposizione per esigenze straordinarie, come appunto le prime riprese televisive, dimostrando una versatilità che contribuì non poco alla nascita della produzione televisiva.